Dal 2012 si è costituito in Fondazione un gruppo di ricerca nell’ambito degli studi culturali composto da giovani studiosi con la responsabilità scientifica di Paolo Capuzzo (Università di Bologna) con lo scopo di costruire un archivio di memorie orali. Il Gruppo di ricerca è nato dall’interesse nei confronti dei fondi archivistici e documentari che la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna conserva, in questo caso quelli relativi alla storia del Partito comunista italiano.  La prima azione ha riguardato il progetto di costituire un archivio di memorie orali raccogliendo le storie di vita di militanti e dirigenti del partito con lo scopo non tanto di lavorare ad una storia politica, quanto di compiere una riflessione nell’ambito degli studi culturali, rivolgendo l’attenzione alle biografie personali, ai percorsi individuali, alle culture politiche e ideali che muovevano i comportamenti e le scelte, all’idea della militanza e della partecipazione attiva alla politica.

Il periodo preso in esame va dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Settanta, gli anni del boom economico, delle battaglie civili, dei conflitti sociali e della maggior espansione elettorale del Pci.

Quello che si è inteso far emergere con il lavoro del Gruppo di ricerca è l’autopercezione che il partito ha di sé in questo periodo, e come questa percezione muti con il mutare del contesto storico e con l’evolvere di una società in forte cambiamento.

Nel 2014 oltre ad incontri di approfondimento seminariale dedicati alla storia del Pci nazionale e locale, il Gruppo ha avviato il lavoro di reperimento di testimonianze di ex militanti del partito dell’area bolognese ed emiliana, relativamente alla stagione compresa tra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli anni Settanta del Novecento. Sono stati contattati i primi testimoni disponibili a rilasciare videointerviste, poi depositate presso la Fondazione per dare vita all’archivio di memorie. Al contempo il Gruppo si è dedicato alla formazione specifica riguardo la raccolta e il trattamento di testimonianze orali ed ha lavorato all’elaborazione di un metodo di lavoro condiviso.

La formazione dei ricercatori è avvenuta attraverso il percorso universitario, i seminari della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, la partecipazione attiva ad incontri organizzati da altri  istituti culturali.  Le fonti orali e il loro valore per la ricerca, la deontologia della ricerca storica e la protezione dei dati personali, le tecniche di ripresa, registrazione e archiviazione di materiale audio-video sono stati i principali temi trattati nella prima fase del lavoro del Gruppo.

Nella primavera del 2015 è stato organizzato il seminario pubblico Percorsi e generazioni della storia orale in Italia (17 marzo 2015). Coordinato da Paolo Capuzzo, è stato condotto da Alessandro Casellato, ricercatore di Storia contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari e curatore con Andrea Brazzoduro del saggio Oltre il magnetofono. Fonti orali, storiografia, generazioni («Italia Contemporanea», n.275/2014), in collaborazione con il Centro Interuniversitario di Storia Culturale e con il patrocinio di AISO, Associazione Italiana di Storia Orale.

L’attività del Gruppo di studio e ricerca e la presentazione del primo nucleo dell’archivio delle memorie orali sono state oggetto di un intervento all’interno del Convegno annuale dell’Associazione Italiana di Storia Orale e della mostra correlata (Buone pratiche di storia orale: questioni etiche, deontologiche, giuridiche, Trento 13-14 novembre 2015 – Mostra La rivoluzione della voce. La storia orale ci racconta l’Italia, Trento 14.11.2015-28.02.2016).

Attualmente l’Archivio di fonti orali per la ricerca sulla storia del Pci comprende 20 interviste di profondità, per un totale di 60 ore di girato, con una media di 3 ore ad intervista.

Nel 2017 il Gruppo ha avviato un lavoro di ricerca su una raccolta documentaria specifica: una serie di fascicoli riguardanti un ciclo di lezioni di storia del Pci promosso a metà anni Settanta del Novecento dal Circolo Arci G. Leopardi, che aveva sede presso una Casa del popolo di Bologna. Il Circolo ha avuto una storia di particolare interesse per la città di Bologna e non solo, perché fu in grado in quegli anni di dare voce alle diverse anime della sinistra italiana e fu promotore di molti appuntamenti aperti a tutta la cittadinanza su temi culturali e politici.  Tra questi, dal febbraio al maggio 1976, un ciclo di 11 lezioni di storia del Pci tenute tra gli altri da Paolo Spriano, Giuseppe Tamburrano, Lucio Magri, Pietro Ingrao, Renato Zangheri, Luigi Pintor.  Lezioni e consecutivo dibattito allora registrati furono trascritti e stampati, giunti fino ad oggi in una serie di fascicoli. Il loro contenuto è particolarmente indicativo di un clima politico-culturale e di come il Pci, che in quel momento riscuoteva un consenso elettorale maggiore che in passato, presentava la propria storia e la propria cultura politica, narrava se stesso ad un pubblico che andava oltre i propri iscritti.

Nel 2019 il lavoro del gruppo di ricerca ha portato alla pubblicazione Il Pci davanti alla sua storia: dal massimo consenso all’inizio del declino. Bologna 1976 a cura di Paolo Capuzzo, Viella, 2019

Il Gruppo di ricerca ha dedicato il proprio lavoro alla lettura dei documenti e al confronto tra i ricercatori; nell’analisi sono emerse le modalità con cui il partito si percepiva e si autorappresentava, come ricostruiva la sua storia, la sua evoluzione (con tutte le complessità e le contraddizioni di una storia lunga e articolata), in che termini e con che linguaggio parlava di sé, quali studiosi, militanti o testimoni aveva a riferimento per raccontarsi.

Le tematiche più rilevanti che sono state definite per la pubblicazione sono:

  • le lacerazioni interne al partito fra 1926 e 1930, non affrontate ed in contrasto con una immagine continuista e pacificata della storia del partito;
  • una critica all’approccio alla storia del Pci realizzata da Paolo Spriano focalizzata sui quadri del partito e non sui militanti dal basso;
  • l’autonarrazione nel confronto generazionale tra i fondatori e gli iscritti del dopoguerra;
  • la specificità del contesto emiliano rispetto alla questione contadina in rapporto al primo dopoguerra;
  • il raccordo tra la fase fondativa della Repubblica (dove gli attori in campo sono comunisti e cattolici) e il compromesso storico.

 

 

 

Fanno parte del Gruppo: Matilde Altichieri, Elena Davigo, Jacopo Frey, Teresa Malice, Alfredo Mignini, Tullio Ottolini, Enrico Pontieri, Toni Rovatti, Maria Chiara Sbiroli, Roberto Ventresca.