In occasione del giorno della memoria la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna propone quest’anno due suggerimenti di lettura: Breve storia della questione antisemita di Roberto Finzi (Bompiani), saggio pubblicato nel 2019 che tratta l’antisemitismo come tema legato alla mentalità razzista, ma che si nutre ancora oggi di una scienza ottocentesca che lo aveva giustificato. Finzi afferma: “Conoscere la punta dell’iceberg può essere utile a far cogliere a ognuno di noi, nella società e i noi stessi, pure gli elementi che ne compongono il grande corpo immerso. E anche a far riflettere sulla paura del da noi diverso che pervade le società persino in questo inizio del terzo millennio, meraviglioso per le straordinarie innovazioni tecniche ma ancora impregnato di una moltitudine di antichi, radicati pregiudizi.”
Poi consigliamo anche Vivere ancora. Storia di una giovinezza (Einaudi, 1995) testimonianza di Ruth Klüger che offre una visione inedita della vita in un campo di concentramento, all’epoca della sua deportazione: l’autrice aveva infatti dodici anni. Integrando i propri ricordi, con quelli della madre rende un quadro preciso dell’atmosfera che regnava nella comunità ebraica di Vienna.
Per chi scrivo in verità? Certamente non per gli ebrei, perchè allora non lo farei in una lingua che un tempo, quando ero bambina, era parlata, letta e amata da tanti ebrei da essere considerata da molti la lingua ebrea per eccellenza, ma che oggi pochissimi ebrei conoscono bene. Scrivo allora per coloro che non vogliono o non possono dividere i sentimenti degli assassini e quelli delle vittime, scrivo per coloro che giudicano poco sano per la psiche leggere e informarsi troppo sui delitti degli uomini? Scrivo per coloro che trovano che io emani un’aurea di estraneità impossibile a superarsi? Detto altrimenti, scrivo per i tedeschi. Ma lo siete veramente? Volete veramente essere così?
Non occorre che vi identifichiate con me, preferisco addirittura che non lo facciate; e se vi appaio «estranea alla specie», accetterò anche questo (malvolentieri, però) e, nel caso vi abbia irritato con l’uso di questa parola cattiva, mi scuserò. Ma lasciatevi almeno provocare, non barricatevi; non dite in anticipo che la cosa non vi riguarda, o che vi riguarda solo all’interno di un quadro stabilito, da voi tracciato a priori, accurato e preciso, col compasso e il righello; non dite che avete già sopportato le fotografie con i mucchi di cadaveri, e assolto il programma di responsabilità e compassione che vi toccava. Siate litigiosi, cercate lo scontro. (R. Klüger, Vivere ancora. Storia di una giovinezza, tr. it. A. Lavagetto, Einaudi, Torino 1995, pag. 137).
Sul tema del razzismo la Fondazione ha inoltre molto riflettutto e lavorato con il laboratorio dedicato alle scuole Ma che razza di informazione è? Informarsi consapevolmente e comprendere il razzismo che ha condotto negli scorsi mesi presso tre classi dell’Istituto Tecnico Commerciale Statale Rosa Luxemburg di Bologna.
Il progetto ha proposto un laboratorio svolto nelle ore curricolari per affrontare il tema della razza e del razzismo attraverso un percorso storico ma che affrontasse anche la capacità di selezionare criticare, utilizzare o respingere la quantità di informazioni e notizie a cui siamo esposti, soprattutto attraverso la frequentazione delle comunità digitali in rete. Il laboratorio, ha avuto l’obiettivo di allenare più in generale lo spirito critico degli studenti nell’ambiente digitale, con particolare attenzione ai temi della diversità, dei diritti, del multiculturalismo, per promuovere una cittadinanza consapevole ed una maggiore attenzione al recepimento delle informazioni con le quali quotidianamente ci si confronta.
Durante uno degli incontri con la classe è stato preso in esame il Manifesto della Razza firmato da Mussolini nel 1938, e confrontando le argomentazioni dell’epoca con l’attuale propaganda razzista, gli studenti e le studentesse hanno potuto riflettere sulla persistenza all’interno del discorso di alcuni elementi così come del mutamento di altri.
Lo scopo di questa lezione era quello di giungere al nocciolo più profondo del discorso razzista: è il razzismo stesso a creare le razze, articolandosi in maniera diversa a seconda dei tratti culturali dell’epoca storica in cui vive.
In un altro incontro con le classi è stato affrontato il tema dei testimoni e della storia orale, gli studenti e le studentesse sono stati quindi invitati e invitate a riflettere sulle problematiche inerenti alle testimonianze orali. Innanzitutto, è stata indagata la legittimità del racconto orale nella pratica di ricostruzione storica, sottolineando le sostanziali differenze tra storia e memoria. Più che sulla nozione di attendibilità del testimone, dunque, è stata posta l’attenzione sull’impatto emotivo e sul significato dei silenzi, delle falsificazioni volontarie e involontarie, delle percezioni, mettendo in risonanza alcune interviste con dati provenienti da altri tipi di documenti. Gli studenti e le studentesse si sono così misurati con la necessità di relazionarsi con il più ampio ventaglio di documenti possibile, anche in contraddizione tra loro, per giungere a una più solida comprensione di un evento, così come con l’importanza della decostruzione critica di ogni tipo di fonte: una pratica analitica indispensabile non solo per indagare il passato, ma anche per orientarsi nella grande mole di informazioni incontrollate che attraversano il mondo contemporaneo.
I laboratori sono stati condotti grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.