a claudio magris

sono il signor presidente della Casa,

il presidente dei presidenti,

e nessuno  può capirmi

perché i miei pensieri

non sono i vostri pensieri.

sono il presidente

di quelli che non contano perché

non ci sono più, o meglio,

essi sono silenziosi,

nell’ombra tiepida di questa

debole luce acherontea.

un giorno è venuto C, un poeta

vivo, è riuscito a giungere qui

e mi ha chiesto il permesso

di rivedere M (o di riaverla?),

una ricoverata

di questa eterna Casa di riposo.

di solito non concedo permessi,

non posso,

anche se C era troppo malmesso,

barba lunga,  senso di vuoto…

era un poeta che sapeva

soltanto ripetere il nome di M, l’amata,

e tanto gli bastava .con lei riusciva

ancora a capire chi era dentro,

voleva sentirselo ripetere ancora

una volta, prima che disparisse

definitivamente. ma anche lei, M,

sentiva di esser diventata una donna

per merito suo; cosa potevamo

rispondere dal consiglio

d’amministrazione della Casa?

qui tutti dormono, apparentemente,

in questa freddolosa tenebra visibile,

da questo fondo senza fondo

di un mare senza tempo; anche qui

nessuno può davvero vedermi,

ed M aveva insegnato tutto a C…

questo “di là” mantenuto dalla mia

fondazione, è grigio e spento come da voi,

l’acqua simile a nebbia, e i rami

sfiorano i visi per un solo istante,

gli sguardi ti sfiorano un solo istante.

C mi ricordava di quando era un ragazzo

e già stringeva con desiderio M,

di quando ancora scriveva a tutti i canti di tutti,

acqua comune da bere.

alla fine mi ha ricordato

le ultime ore di quando vegliava M malata,

stanca e pallida, e le teneva

la mano, ed è bastato davvero, ho

concesso l’unico permesso mai dato.

volevo farli andare ancora una

volta al mare, e così li ho lasciati fuggire,

C correva ed M lo seguiva

tra le corsie e gli ascensori senza fine

della Casa, ma…


ma M a un tratto si è fermata.


M ha capito all’improvviso

di non poter tornare.

ha pensato al nuovo addio che avrebbe

dovuto ridare a C dopo un altro tempo,

all’impossibile svelare di un oltre

troppo simile al vostro “di qua”,

alle abitudini tranquille della Casa

che lei, ora  stanchissima,  avrebbe dovuto celargli…

e allora con voce ferma lo chiamò:

C si è voltato, non ha potuto fermarsi,

e lei stanca è svanita nell’aria soffice.

M pensa che anch’io abbia capito

il perché, ma io stesso non saprei dirvelo,

così come non saprei trovar le parole

per spiegarvi il mistero della mia Casa.

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